La fauna selvatica dell’ambiente lagunare veneziano

Nelle sere della primavera precoce o dell’autunno inoltrato, il sole s’immerge nelle distese d’acqua della Palude Maggiore, incendiate dal riverbero della luce rossa e percorse dalle ombre riflesse di nubi tormentate dai venti che spazzano i cieli lagunari. E’ in questi momenti, pervasi da atmosfere arcane di affascinante solitudine, che la laguna rivela la propria anima vivente, vibrante dell’eccitazione dovuta al magico momento del trapasso dal giorno alla notte. Il concerto dei gabbiani, intonato da mille voci stridule, scivola sulla brezza che increspa le acque e accarezza la barena; nel cielo di cobalto s’ode il sibilante e rapido battito d’ala delle anatre, dirette a piccoli stormi ai luoghi di pastura; la sagoma scura degli ultimi aironi si staglia nella luce crepuscolare, mentre le acque in perenne movimento sono segnate dai cerchi concentrici dovuti ai cefali, che nuotano in superficie per catturare i chironomidi.
Non c’è in effetti momento del giorno o periodo stagionale in cui la laguna di Venezia non riveli i propri straordinari caratteri biotici. Peculiarità e ricchezza dell’universo vivente della laguna risultano peraltro correlati alle stesse caratteristiche dell’ambiente salmastro, effimero e fragile compromesso ecologico sospeso tra fiumi e mare e da questi perennemente alimentato e insidiato.