Krill

La recente guerra per le Malvinas, alias Falkland, ha richiamato l’attenzione sul possesso e sullo sfruttamento delle ricchezze dell’Antartide, dove, fra l’altro, nelle acque di tre oceani, contese da sette nazioni, vivono miliardi di quei gamberetti denominati krill, che, in proporzione al loro peso, rappresentano l’alimento più ricco di proteine.

Krill: in norvegese significa “piccolo pesce”, ma pesce non è: è un minuscolo crostaceo, che si sposta in banchi di milioni di individui, che per secoli, per millenni, ha rappresentato la principale fonte di nutrizione di balene, pinguini, foche, e che da una ventina di anni viene pescato per l’alimentazione umana soprattutto dai Russi, dai Polacchi, e dai Giapponesi.

Gli scienziati americani ritengono che attualmente nell’Antartide vivano da 500 a 1.000 milioni di tonnellate di Krill, per la maggior parte concentrate lungo il Circolo Polare Antartico, nei mari di fronte alla Terra della Regina Maud, alla Terra di Wilkes e nel Mare di Ross: si pensi che soltanto i Russi ne “succhiano” direttamente con le pompe qualcosa come 200.000 tonnellate l’anno, eppure il loro numero, anche a causa della diminuzione delle balene, non fa che aumentare, fino al punto di diventare un pericolo per l’equilibrio ecologico di quella regione.