Ligabue Magazine 16
Primo semestre 1990
Anno IX
In questo corrente anno 1990, il «Ligabue Magazine» è entrato felicemente nel suo nono anno di vita, e poiché il 9 è numero sacro, ritengo giunto il momento propizio di fare un’aperta confessione quasi iniziassi una novena per chiedere la protezione delle nove Muse. Sul frontespizio di questa rivista appare il mio nome in bella evidenza e ogni qual volta esce un nuovo numero, al crescente successo del «Ligabue Magazine» si accompagnano i miei dolori. Proprio così, perché è su di me che ricadono molti dei complimenti dei lettori, e per il fascino delle illustrazioni, e per la compiutezza dei testi, e per i pregi della stampa, non che per l’armoniosa varietà degli argomenti trattati con linguaggio divulgativo nel rigore scientifico.
Incluso nel prezzo anche la versione digitale *
* Le versioni digitali dal n. 1 al 57 sono ottenute da una scansione del Magazine. Potrebbero pertanto presentare delle imperfezioni nella visualizzazione dei testi e delle immagini.
Ecco allora il mio imbarazzo crescere ad ogni lode fin quasi a soffocarmi, perchè queste persone amabili si rivelano convinte che io sia dotto in paleontologia e in antropologia, in malacologia, in zoologia e in etnologia, e persino in astronomia, mentre, arrossendo come un Homarus vulgaris, o gambero che dir si voglia, mi sento indegno allievo di Giancarlo Ligabue e piuttosto emulo di Ferdinando Incarriga. Se non sapete chi era questo carneade, abbiate la pazienza di leggere ancora qualche riga e almeno scoprirete il lato divertente della mia penitenza.
Quel tal dottor Incarriga fu un simpatico napoletano, poligrafo eclettico, che nel 1834, pubblicò un libro intitolato: «Raccolta di cento anacreontiche su di talune scienze, belle arti, virtù, vizi, e diversi altri soggetti, di Ferdinando Incarriga, giudice della Gran Corte di Salerno», ed ecco alcuni esempi del sapere che egli generosamente diffondeva, distribuendo quel volume fra «i giovanetti ansiosi d’imparare»:
«L’ASTRONOMIA – Stronomia
è la scienza amena /
Che l’uom porta a misurare /
Stelle, Sol, e ‘l glob’ Lunare /
E a veder che vi è la su. /
Quivi giunto tu scandagli /
Ben le fiaccole del Mondo; /
L’armonia di questo tondo /
Riserbata a Dio sol’è.»
Un’altra è dedicata all’Eclissi e dice:
«Eclissi è quando s’incontra /
Fra il Sol la Lun sovente /
O fra Lun la Ter movente /
E scuror ne vien quaggiù. /
Questo fatto sì innocente /
Una volta fù timore, /
Si credea che Dio in livore /
Stasse colla Umanità .»
Con queste amenità ho attenuato un poco la gravità del mio atto di contrizione, e poichè nelle mie parole non v’è traccia di pentimento, dovrò pur spiegare che il direttore responsabile non è sempre, o non è necessariamente, un esperto della materia di cui tratta la pubblicazione affidata alla sua cura.
In primis, il direttore responsabile è colui che assolve un adempimento di legge e va, o dovrebbe andare, in galera se ospita scritti che, ad esempio, costituiscano vilipendio del Parlamento, o diffamazione di una terza persona, o che appaiano esaltazione di oscenità o della violenza armata, ma è evidente che con il «Ligabue Magazine» sotto questo punto di vista posso dormire tranquillo.
Poi, il direttore responsabile si preoccupa che i testi siano scritti in forma limpida e facilmente comprensibile, ricordando che i grandi scienziati sovente sono maestri ineguagliabili quando parlano da una cattedra universitaria, ma si trovano in qualche difficoltà se devono scrivere all’amministratore del condominio per spiegargli che c’è un’infiltrazione d’acqua fra il telaio del lucernario e l’intercapedine di eternit sotto le tegole. Il direttore poi, ha il diritto di intervenire, rispettosamente, timidamente, nelle riunioni che presiedono la composizione di un nuovo numero della rivista, per la scelta degli argomenti, del materiale illustrativo, e se non gli sfugge qualche castroneria, talvolta accade persino che l’ascoltino, e di più non dico, perchè avevo deciso di liberarmi dal peso sulla coscienza, ma con moderazione, senza svergognarmi.
Compiuta la catarsi, passo ad occuparmi di cose più serie, anche perchè questo n. 16 del «Ligabue Magazine» deve confermare il primo paragrafo del nostro statuto ideale, che così recita: ogni numero della rivista ha da essere migliore dei precedenti.
I lettori ci diranno poi se abbiamo mantenuto fede al nostro giuramento, ma noi siamo certi che l’articolo di Viviano Domenici intitolato «I Boscimani del Kalahari» catturerà la loro attenzione, tanto più che è accompagnato da rare e stupende fotografie originali. Essi sono circa 60.000, sparpagliati in varie Nazioni dell’Africa Australe, e fra loro, i meno contaminati dai mali del XX secolo, sono i gruppi che vivono, o tentano di sopravvivere, nel Deserto del Kalahari nella parte meridionale del Botswana, ex-protettorato britannico del Bechuanaland, grande due volte l’Italia con meno di 700.000 abitanti, e per dare un’idea di quanto misera possa essere l’esistenza di quei Boscimani, basti dire che per conservare un po’ di acqua, quando è possibile la raccolgono in gusci di uova di struzzo che poi suggellano.
Dell’Autore dell’articolo, pubblicato a pag. 24, essendo egli ben noto ai nostri lettori, ricorderò soltanto che è il Capo Redattore della sezione scientifica del Corriere della Sera, e frequente compagno di ricerca nelle spedizioni del Centro Studi Ricerche Ligabue. Un altro collaboratore che ha già scritto più volte per noi è il giornalista e fotografo Massimo Cappon, che questa volta, a pag. 110, ci parla della recente straordinaria scoperta della reggia di Assurnazirpal II sull’acropoli di Nimrud, in Iraq.
Le ricerche etnografiche, purtroppo, rivelano tante popolazioni che vivono tuttora nell’indigenza, come i Mam di Chuchumatanes, in Guatemala, i quali però una volta l’anno dimenticano i loro guai con la «Carrera de los caballos», descritta a pag. 120 da Fausto Sassi, giornalista della Televisione della Svizzera Italiana.
Il professar Angelo Pesce, grande esperto del Medio Oriente, a pag. 52, descrive la vita e le ricchezze favolose dei Nabatei che nel III e nel II secolo a. C. percorrevano il deserto arabico per andare a vendere incenso e mirra. Lucia e Massimo Simion che nel numero scorso ci hanno fatto vedere le meraviglie segrete delle foreste di mangrovie, oggi, a pag. 72, ci fanno fare amicizia con gli ippopotami delle acque di Mzima, nel Parco Nazionale di Tsavo in Kenya.
Una bella festa è quella che si svolge nel Pueblo di Santa Clara in New Mexico, con danze, sacre canzoni, simboli sessuali, una festa vissuta dagli eredi delle tradizioni Anasazi e alla quale hanno assistito Sandra e Flavia Busatta, insegnante di inglese la prima, ingegnere chimico la seconda, entrambe membri del Circolo Amerindiano, e il loro articolo a pag. 96 è preceduto dal testo sulla «Grandezza e decadenza dei pellerossa Anasazi», di Viviano Domenici.
Il «Ligabue Magazine » davvero non poteva dimenticare le venture e le disavventure di quello scienziato eclettico che fu l’esploratore bellunese Gerolamo Segato, e ha affidato il compito di rievocarne le gesta ad un altro membro del Centro Studi Ricerche Ligabue, l’apprezzato egittologo Franco Cimmino il quale, a pag. 132, ha assolto il compito maxima cum diligentia, e il piacere delle riscoperte di antichi esploratori, come è nei programmi della nostra rivista.
4 MOTIVI PER CUI ACQUISTARE SUL NOSTRO SHOP ONLINE
1. IN UN UNICO LUOGO: DIVULGAZIONE, RICERCA, ISPIRAZIONE
Tutti i prodotti dello shop online sono ispirati all’attività della Fondazione Giancarlo Ligabue e ne seguono le iniziative di divulgazione e di viaggio di scoperta.
2. ESSERE PARTE DI UNA COMMUNITY
Acquistare sul nostro sito significa informarsi, apprendere, essere parte di una community ideale e inclusiva che condivide gli stessi valori
3. CONOSCERE E FAR CONOSCERE
Accesso facile e diretto a un grande archivio di cataloghi, magazine, singoli articoli tematici ma anche a capi di abbigliamento e oggetti esclusivi in poche ore a casa vostra
4. UNO SGUARDO GREEN SUL MONDO
Qualità e attenzione per l’ambiente nella scelta dei materiali per un futuro sempre più sostenibile.