Ligabue Magazine 58

18.00

Primo semestre 2011
Anno XXX

Questo numero del Magazine vuol celebrare un traguardo importante: ha esattamente trent’anni di vita. Ed è stato un vero diario di bordo non solamente per il Centro Studi Ricerche Ligabue, con tutte le sue molteplici attività, ma in fondo anche per la voglia di scoprire che è in tutti noi, mostrandoci rotte, itinerari, popoli sconosciuti e capitoli dimenticati della Storia. Proprio per questo, sfogliando le sue pagine, farete un viaggio nel tempo che ritrae fedelmente lo spirito di così tanti anni di missioni, spedizioni, scavi e scoperte.

Incluso nel prezzo anche la versione digitale *

* Le versioni digitali dal n. 1 al 57 sono ottenute da una scansione del Magazine. Potrebbero pertanto presentare delle imperfezioni nella visualizzazione dei testi e delle immagini.

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Cominceremo questo numero, infatti, con un ritrovamento di grande interesse avvenuto in Bolivia ad opera del Centro Studi, in collaborazione con studiosi italiani e boliviani. Si tratta dei resti di un antichissimo cacciatore preistorico sepolto in una valle delle Ande. Quell’uomo visse ben prima della invenzione dell’agricoltura in Sudamerica. Gli animali che avvistava e abbatteva, appartenevano ad una fauna oggi scomparsa, caratterizzata da veri giganti come i Gliptodonti (una sorta di armadillo delle dimensioni di un’auto), i cui carapaci vuoti costellavano come piccoli igloo le valli e le pianure di allora. Lo hanno sepolto con la sua lancia dotata di una micidiale punta di pietra. Aspettiamo i risultati delle analisi da laboratorio per svelare la sua antichità che potrebbe essere sorprendente. La stessa spedizione ha compiuto un’altra scoperta eccezionale: un imponente insediamento pre-incaico con resti di abitazioni, canali, macine, mura e centinaia di terrazzamenti per case e coltivazioni. La scoperta ha messo in evidenza una tragedia: questo centro è stato travolto da una grande frana che ha fermato lo scorrere del tempo. Sembra una spedizione d’altri tempi, con la scoperta dei resti di un cacciatore preistorico e di un centro abitato scomparso. Ma non è un caso, perché andare a cercare resti del passato nascosti in luoghi remoti e inaccessibili, è la sfida che da anni raccoglie il Centro Studi Ricerche Ligabue. E ciò si traduce in missioni in scenari spesso spettacolari, come ci raccontano Ricardo Céspedes Paz e Antonio Paolillo nel loro articolo.

Gli scenari cambiano con l’articolo di Alessandro Minelli, per un tipo di indagine sul passato molto particolare. Parleremo infatti di Evoluzione. Perchè le giraffe, nel loro lunghissimo collo, hanno solo sette vertebre e non una di più (che, in fondo, sarebbe molto utile)? Perchè esistono ben 200 specie di scolopendre con 23 paia di zampe e addirittura 500 con 21 paia, ma nessuna con 22 paia di zampe? Per rispondere a queste domande bisogna entrare in uno dei settori pi๠stimolanti della ricerca, quello della cosiddetta biologia evoluzionistica dello sviluppo, Evo-Devo come viene spesso indicata. In pratica lo studio della catena di montaggio che porta alla formazione degli esseri viventi, con i suoi meccanismi e i suoi divieti. Come ci spiega molto bene Alessandro Minelli nel suo articolo. E a proposito di Evoluzione, vi faremo compiere uno straordinario viaggio nel passato lungo miliardi di anni sfogliando semplicemente le pagine del Magazine. L’articolo scritto da Mauro Bon e Lorenzo Greppi ci presenta, infatti, il nuovo volto del Museo Civico di Storia Naturale di Venezia, dove si sono inaugurati alcuni nuovi ambienti. Custodisce oltre due milioni di reperti tra i quali spicca un intero dinosauro (Ouranosaurus nigeriensis) di 100 milioni di anni fa, estratto proprio da Giancarlo Ligabue in una spedizione nel deserto del Tenerà© nel 1973.

Non deve stupire che dietro la facciata di uno dei palazzi pi๠belli del Canal Grande si celi un intero dinosauro: il Fontego dei Turchi, così è chiamato il palazzo, ha una storia ricca di sorprese. Prima di diventare emporio e centro commerciale dei mercanti turchi di Venezia, ha ospitato persino un imperatore bizantino. Cambiando decisamente argomento, con Viviano Domenici lanceremo un’occhiata, sui comportamenti, i riti e le superstizioni legate alle eclissi che varie civiltà hanno messo a punto in millenni di Storia. Il viaggio che ci propone Marina Rubinich, invece, ci farà riscoprire una SPA di età romana: le terme colossali di Aquileia. Questa città era un centro nevralgico dell’Impero, soprattutto per i suoi commerci; qui infatti giungevano le ambre dal Baltico e merci di ogni tipo dal Nordafrica e dall’Asia. Nel cuore di Aquileia chiunque poteva ammirare queste terme monumentali. Erano così imponenti da essere paragonabili a quelle famose di Caracalla. Si tratta di uno scavo importante, che ci proietta non solo in un’epoca, ma in un atmosfera dimenticata: sotto gli strumenti degli archeologi, tra i mosaici e i resti dei marmi del Frigidarium, del Tepidarium o del Calidarium, sembra di sentire riemergere anche le chiacchiere e le risate dei romani impegnati a farsi massaggiare da schiavi o immersi nelle acque riscaldate da forni sotterranei.

E chissà quanto c’è ancora da scoprire in questa città quasi interamente sepolta. Per concludere il numero del Ligabue Magazine, affronteremo un argomento decisamente insolito: come bere l’acqua a Venezia! Già. Ora, che nelle case e negli alberghi l’acqua arrivi con delle condotte, nessuno più ci pensa, ma in passato come si faceva? In effetti, ovunque c’è solo fango e acqua marina o salmastra. I Veneziani avevano adottato un semplice stratagemma: i pozzi che vedete nei Campi (le piazze di Venezia) in realtà non pescavano acqua dal basso, ma accumulavano acqua che cadeva dall’alto, cioè la pioggia! I pozzi insomma, erano delle grandi cisterne alimentate da tombini di raccolta posti ai lati delle piazze. Questa sorprendente strategia ci viene spiegata nei dettagli da Bruno Berti e ci permette di svelare uno dei segreti che hanno permesso di edificare quella che per molti è la più bella città del mondo.

Buona lettura e buon viaggio

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