Ligabue Magazine 71

18.00

Secondo semestre 2017
Anno XXXVI

Nel suo trentaseiesimo anno di esistenza Ligabue Magazine ci accompagna in nuovi, affascinanti viaggi della conoscenza. Il primo è assieme al francese Louis Perrois, uno dei più famosi antropologi ed etnologi dell’Africa centrale che, dagli anni Sessanta, e per oltre un decennio ha incontrato le popolazioni Fang raccogliendone le ultime autentiche testimonianze storiche e rituali.

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Circondati da una serie di dicerie che definivano cannibali quelle popolazioni, gli stessi Fang hanno avuto più modo di stupirsi di questa nomea; e del resto i primi attenti esploratori ottocenteschi che riportano testimonianze di questa gente emigrata dal Nord dell’Africa nella parte dell’attuale Gabon, Camerun e Congo non parlano di antropofagia. Ben note invece le statue e le maschere Fang (termine che indica una piccola parte delle decine di etnie ed è usato solo dagli occidentali) che adesso sono ospitate nelle più belle collezioni private e nei più importanti musei del mondo; alcune di queste, immerse in oli ed essenze, trasudano ancora.

Non deve stupire se questi capolavori colpirono anche molti artisti francesi a partire degli anni Venti e Trenta del secolo scorso. Con Adriano Favaro si percorre un altro lembo di storia, quella del mais, alimento importato dopo l’incontro tra Europa e le Americhe e diventato, con la patata, uno dei motori del boom demografico occidentale. Il mais è anche uno dei motivi ricorrenti della mostra “Il Mondo che non c’era” che la Fondazione Ligabue apre a Venezia dal 12 gennaio al 30 giugno del 2018 a Palazzo Loredan. Dalle mitologie olmeche, maya e azteche, alle leggende incaiche e preinacaiche il mais viene rappresentato in tutta la sua simbolicità e forza. Decine di oggetti in ceramica, sculture in giada, oggetti d’oro permettono di scoprire nelle teche dell’esposizione veneziana la maestosità di un vegetale che è stato il vero “oro verde” dello scambio colombiano. Visionario sognatore.

E mille altre infinite cose: così si può rappresentare l’incisore e architetto veneto (nato a Mogliano Veneto) che nel Settecento interpreta un ruolo insuperato, quello della magnificenza e grandiosità dell’architettura. E che descrive e disegna come nessuno il rapporto con l’umanità e le forme, superfici e volumi. Narra questa storia, ancora in parte da scandagliare Alessandro Borgato, specialista d’arte antica, accompagnando i passi di Piranesi con immagini esemplari come quelle fantastiche ed oniriche delle “prigioni”. Chi dovesse percorrere le strade della Baja California deve avere il coraggio di abbandonare l’asfalto e anche le piste appena segnate e lasciarsi guidare dall’archeologo Natalino Russo, magari a cavallo o con un mezzo fuoristrada, per ritrovare i segni delle preistoriche culture Cochimì che hanno lasciato migliaia di tracce nei graffiti e pitture murali della regione. Russo, con altri studiosi è impegnato nell’opera di descrizione e catalogazione di uno dei libri più antichi e sconosciuti delle memorie dell’umanità , quando il tempo si muoveva con le stelle.

Che cosa unisce Babele a Palmanova, che rapporti ci sono tra Pienza e Sabioneta, meglio ancora: qual è la storia delle città ideali dall’antichità ai nostri giorni? Fabio Isman, scrittore, giornalista, studioso percorre nel tempo e nello spazio una delle avventure più affascinanti dello spirito: l’idea di costruire con l’architettura la perfezione. Un’idea che continua a riservarci infinite sorprese. E che, in parte, si può provare a ripercorrere con i normali mezzi di trasporto, attraversando un’Italia piena di tracce di idealità . Verde di Tessaglia, Pario bianco, Rosso antico Tenario, Porfido rosso d’Egitto, Cipollino verde o marmo dell’isola di Proconnesio che sta nel mar di Marmara, da cui la parola greca marmaros, marmo. Li troviamo tutti (assieme a molti altri) nella Chiesa di San Marco a Venezia, struttura che presenta un’incredibile ricchezza di marmi e pietre antiche di tradizione romano bizantina. Della loro provenienza, buona parte da Costantinopoli come bottino della IV crociata ci racconta Fabrizio Bizzarini, archeologo veneziano. Un racconto che è anche la storia del Mediterraneo e del rapporto tra la Bisanzio prima, la Sublime Porta poi e la Serenissima. Racconto mai terminato.

Buon Viaggio!

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