Ligabue Magazine 76
Primo semestre 2020
Anno XXXIX
Si viaggia, soprattutto nel tempo, in questo numero di Ligabue Magazine: dall’antichità classica reinterpretata da Piranesi, ai fossili nell’antichità; dall’invenzione dei globi geografici, alla scoperta del Bosforo; dalle isole norvegesi dove Pietro Querini apprese dell’esistenza dello stoccafisso, all’operazione di spionaggio con cui Parigi carpì a Venezia il segreto della fabbricazione degli specchi, al ristorante veneziano che nel dopoguerra radunò uno delle più importanti collezioni d’arte della città.
Incluso nel prezzo anche la versione digitale *
* Le versioni digitali dal n. 1 al 57 sono ottenute da una scansione del Magazine. Potrebbero pertanto presentare delle imperfezioni nella visualizzazione dei testi e delle immagini.
Giovan Battista Piranesi nacque trecento anni fa a Venezia, ma operò tutta la vita a Roma, lì ebbe modo di diventare incisore, artista, architetto, scultore, archeologo, mercante d’arte. Ne scrive Pierluigi Panza che ci porta nel suo studio, dove a reperti romani appena scavati se ne affiancano di falsi, restaurati, ricomposti. La sua bottega era una tappa dei ricchi inglesi impegnati nel Grand Tour che volentieri ornavano le loro dimore di campagna con pezzi piranesiani. Nell’occasione del tricentenario sono state organizzate quattro mostre, ritardate a causa del Covid-19: a Bassano del Grappa, a Milano, a Roma e Venezia.
Una delle più importanti collezioni d’arte della Venezia del secondo dopoguerra è quella radunata nel ristorante all’Angelo dalla famiglia Carrain che ne era proprietaria. Giandomenico Romanelli e Pascaline Vatin ci spiegano che esisteva in città una tipologia particolare di raccolte, quelle dei ristoranti e delle trattorie, che in tal modo diventano imprese culturali, non meno che gastronomiche e commerciali. L’Angelo nel dopoguerra si trasforma nel crocevia di artisti e collezionisti, attori e sportivi, tra i frequentatori più assidui si distingue Peggy Guggenheim che aveva un proprio tavolo fisso. Nel gennaio 1432 un gruppetto di naufraghi veneziani giunge sull’isola di Røst, nell’arcipelago norvegese delle Lofoten. Al comando c’è il patrizio Pietro Querini, era partito mesi prima da Creta con un carico di vino malvasia. I naufraghi vengono soccorsi e rifocillati dalla popolazione locale e in tal modo conoscono un prodotto che nessuno nel Mediterraneo aveva mai visto prima: gli stoccafissi, ovvero merluzzi essiccati divenuti duri come il legno. Querini sarà il primo a portarne la notizia a Venezia, ma bisognerà attendere la fine del Cinquecento prima che si cominci a importarlo. Natalino Russo ci racconta con foto e parole questo incantevole arcipelago della Norvegia. Anche i greci e i romani trovavano fossili, in particolare dei grandi mammiferi del Pleistocene, nei giacimenti dove tali resti affioravano.
Naturalmente non sapevano a chi fossero appartenute quelle ossa gigantesche e quindi le attribuivano agli esseri della loro mitologia: di chi poteva essere un gigantesco femore di elefante preistorico se non di un gigante? E quei crani di elefanti nani che si trovavano in Sicilia, con un buco al centro dove si attaccava la proboscide, a chi potevano appartenere se non ai ciclopi che avevano un solo occhio al centro della fronte? Adrienne Mayor, storica della scienza antica dell’università di Stanford, in California, sui fossili nell’antichità ha scritto un libro e ci narra dei ritrovamenti in Italia. Franco Farinelli ci mostra l’affascinante mondo dei globi, quelli che impropriamente vengono spesso chiamati mappamondi, ci spiega come sono nati, come si sono sviluppati, e osserva che seppure Tolomeo sbagliava, pensando che la Terra fosse al centro dell’universo, è proprio a lui che dobbiamo il concetto del globo terrestre. I globi sono scomodi, ma l’imprecisione delle carte piane nel passato ha provocato naufragi e lo scatenarsi di guerre. Sarà Cristoforo Colombo a far definitivamente “diventare” la Terra un globo cercanto l’oriente navigando verso occidente. Se partì verso occidente con l’idea di arrivare in Oriente, è evidente che già aveva in testa l’idea di un mondo sferico e non piatto come comunemente si credeva in quell’epoca. Contrariamente a quanto si tende a pensare infatti, si tratta di un concetto molto antico. Già Eratostene, nell’Egitto ellenistico (quindi in piena antichità) aveva calcolato persino la circonferenza della Terra, sbagliando di pochissimo.
Il Bosforo è un luogo affascinante dalla ricca storia e dalle molte sorprese. Intanto cominciamo con una cosa un po’ sorprendente: Bosforo e Oxford vogliono dire la stessa cosa, cioè «guado delle mucche». Bruno Cianci scrive che sono stati due italiani a studiarlo e a capire per primi come si muovessero le correnti che uniscono il Mediterraneo al mar Nero: il giovane conte bolognese Luigi Ferdinando Marsili, alla fine del Seicento, e il padre gesuita di Scandiano, vicino a Reggio Emilia, Lazzaro Spallanzani, poco meno di un secolo dopo. Alessandro Marzo Magno rievoca l’operazione di spionaggio che attorno al 1665 ha permesso alla Francia di Jean-Baptiste Colbert, ministro del Re Sole, di sottrarre ai maestri vetrai muranesi il segreto della fabbricazione degli specchi di cristallo. Il monopolio detenuto dall’isola della laguna di Venezia si era rotto per sempre. Ma la città lagunare continuerà a rappresentare la capitale della lavorazione artistica del vetro.
Queste sono le rotte nella storia e nella geografia che vi aspettano in questo numero.
Buon viaggio!
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