Ligabue Magazine 78
Primo semestre 2021
Anno XL
Tutti a bordo per un viaggio che questa volta sarà limitato nello spazio, ma ampio nel tempo. Questo numero del Magazine è tutto dedicato a Venezia 1600, ovvero i milleseicento anni dalla data della mitica fondazione della città, il 21 marzo 421.
Incluso nel prezzo anche la versione digitale *
* Le versioni digitali dal n. 1 al 57 sono ottenute da una scansione del Magazine. Potrebbero pertanto presentare delle imperfezioni nella visualizzazione dei testi e delle immagini.
Si parte con un viaggio nelle “Meraviglie,” che ho compiuto con i miei autori, Aldo Piro, Filippo Arriva, Fabio Buttarelli, Ilaria Degano, Vito Lamberti, Paolo Logli, Emilio Quinto. Si comincia dall’alto, da una passeggiata sul tetto della basilica di San Marco, tra le sue cupole, e poi si prosegue per il resto della piazza (l’unica di Venezia, tutti gli altri slarghi sono campi, campielli o corti). Il campanile, la torre dell’Orologio, il cortile di Palazzo ducale, con la Scala dei giganti e le prigioni, con un accenno al detenuto più illustre delle celle nel sottotetto, chiamate “piombi”, ovvero l’avventuriero settecentesco Giacomo Casanova.
Ed ecco un viaggio dalle origini con Diego Calaon che spiega Torcello, l’isola della laguna antenata delle isolette di Rivo Alto, ovvero quella che noi oggi conosciamo come Venezia. Calaon, archeologo, docente di Topografia antica all’Università di Ca’ Foscari, dirige gli scavi a Torcello che hanno di recente portato al ritrovamento di affreschi carolingi all’esterno dell’abside della basilica di Santa Maria Assunta. Questa scoperta sta influenzando il dibattito storiografico sulle origini: Venezia nasce bizantina, come di norma accettato dalla comunità degli storici, oppure carolingia, come invece potrebbero suggerire gli affreschi da poco rinvenuti?
La Venezia rinascimentale è stata anche la capitale del collezionismo. Toto Bergamo Rossi narra il più importante degli scrigni che tali collezioni conservavano, ovvero palazzo Grimani a Santa Maria Formosa.
I Grimani collezionisti erano Antonio, che nel 1521 è stato eletto doge, e il figlio Domenico che nel 1493 aveva ottenuto la porpora cardinalizia. La famiglia veneziana era proprietaria di una “vigna” a Roma, dove comincia la costruzione di una villa e lì rinviene una quantità di statue romane che formano il nucleo della
collezione. Il palazzo di Venezia viene ricostruito su moduli romani e non veneziani, costituendo così un esempio architettonico unico, e all’interno viene allestito un “Camerino delle antichità”, dove sono state ricollocate le statue originarie, così come si trovavano agli inizi del Cinquecento.
Nella prima metà del Cinquecento Venezia cambia volto, ce lo racconta Donatella Calabi, storica della città. Si costruiscono nuovi edifici o si rimodellano i vecchi. A dettare i tempi delle nuove costruzioni è molto spesso il fuoco: gli incendi si susseguono l’un l’altro, con effetti molto spesso devastanti, in una città che, al tempo, era soprattutto di legno. Nel 1505 brucia il Fondaco dei tedeschi, a Rialto, che viene ricostruito in soli tre anni, nel 1512 prendono fuoco le Procuratie vecchie, in Piazza San Marco e le fiamme danneggiano più volte Palazzo ducale, dal 1483 al 1577, quando le fiamme devastano gran parte dell’edificio costringendo a una ricostruzione quasi completa. Venezia era un mondo che guardava al mondo e Alberto Toso Fei ci fa conoscere alcuni dei suoi esploratori. No, non Marco Polo, del quale si è detto di tutto, compreso che non sarebbe veneziano. Ecco invece Alvise da Mosto, che scopre nel 1456 le isole di Capo Verde ed è il primo europeo a risalire il fiume Gambia. E poi i fratelli Zen che nel 1389 viaggiano per conto del principe scozzese Henry di Sinclair e, ripercorrendo le rotte dei vichinghi, con ogni probabilità toccano l’America, ma senza rendersi conto di essere arrivati in un nuovo continente. Ancora una famiglia, padre e figlio questa volta, Giovanni e Sebastiano Caboto, pure loro oltrepassano l’Atlantico, ma sanno quel che stanno facendo, e scoprono quello che diventerà il Canada. Infine due Querini, uno quattrocentesco, Pietro, che in seguito a un naufragio finisce alle isole Lofoten e conosce per primo lo stoccafisso, a Venezia chiamato baccalà, e uno novecentesco, Francesco, che muore tra i ghiacci del Polo Nord. E alla fine, tutti al cinema. Michele Gottardi, critico cinematografico, ci illustra le diverse città narrate dalla settima musa.
Una carrellata – è il caso di dirlo, visto che questa tecnica cinematografica è made in Venice – sui film ambientati in laguna, da quelli delle origini, ai più recenti, con 007 e il palazzo che finisce in macerie.
Le pellicole, numerosissime, sono state riunite per genere, dal mistero al melodramma, dalla morte all’avventura, passando per Shakespeare e le Venezie di cartapesta ricostruite negli studios.
Tutti a bordo, quindi, pronti ad ammirare le Meraviglie di Venezia.
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