Ligabue Magazine 79
Secondo semestre 2021
Anno XL
Comincia da molto lontano questo viaggio di Ligabue Magazine, ovvero dagli arcipelaghi del Pacifico da dove provengono i 126 bastoni del XVIII e XIX secolo esposti nella mostra Power and Prestige. Simboli di comando in Oceania, organizzata dalla Fondazione Giancarlo Ligabue, a palazzo Cavalli-Franchetti, a Venezia.
Incluso nel prezzo anche la versione digitale *
* Le versioni digitali dal n. 1 al 57 sono ottenute da una scansione del Magazine. Potrebbero pertanto presentare delle imperfezioni nella visualizzazione dei testi e delle immagini.
Ne scrive il curatore, Steven Hooper, docente all’Università dell’East-Anglia, esperto di arte del Pacifico. È la prima volta in assoluto che i bastoni di comando sono protagonisti di un’esposizione ed è quindi motivo di particolare orgoglio che tale mostra sia stata organizzata a Venezia dalla Fondazione Giancarlo Ligabue. Lo scritto di Hooper offre anche l’occasione di comprendere cosa fossero in realtà questi oggetti, nel passato frettolosamente liquidati come “armi” dagli studiosi occidentali.
Sono pregiati oggetti d’arte, con incisioni su entrambe le facce della pala che li caratterizza; potevano certo essere usati come armi, ma più per dare il colpo di grazia nel combattimento corpo a corpo, ma soprattutto erano simboli di autorità e prestigio detenuti da figure di alto rango. Un tema celeste è quello di cui si occupa il filosofo Massimo Cacciari in “Generare Dio”, si indaga sulla figura di Maria alla quale viene annunciata la maternità del Cristo. Maria “piena di grazia”. «Un’ombra avvolge Maria ed ecco che nella splende nell’oro dell’icona. Solo in quest’ombra la sua natura si rivela. È necessario intendere bene il paradosso: qui non si tratta di vedere in un segno, in un nome, in una cosa l’ombra della “realtà” necessaria, o le idee che la mente elabora come ombra di tale realtà in sé inaccessibile. La luce divina non annulla in sé proprio perché è nube, ombra essa stessa. Dando ombra, le cose la riflettono, ne sono vera immagine».
E torniamo dall’altra parte del mondo, in Australia, con l’articolo di James Panichi, giornalista italo-australiano, che ci parla degli aborigeni e dell’affermazione dei loro diritti. Un viaggio pure questo, all’interno del mondo del diritto, cominciato negli anni Settanta che hanno segnato l’inizio della fine del concetto tutto colonialista di terra nullius, creato proprio per potersi impossessare delle terre degli aborigeni. A parere del governo coloniale, gli aborigeni non potevano rivendicare alcun diritto terriero perché erano semi-nomadi; l’Australia era dunque da considerarsi come terra di nessuno, una tabula rasa, una cartina tutta da riempire. Le donne nel mondo mesopotamico sono il tema dello scritto di Maria Vittoria Tonietti, assirologa, già insegnante all’Università di Firenze. La Mesopotamia al femminile ha avuto una notevole importanza, che spesso sfugge agli osservatori contemporanei, anche perché in tre millenni nessuna regina esercita il potere in prima persona. Le grandi figure femminili sono sempre consorti che hanno regnato al fianco dei mariti.
Per quanto considerevole, in Mesopotamia il potere delle regine è sempre subordinato alla presenza di un re: il marito o, più spesso, il figlio. La stessa Semiramide (forse la più nota delle regine mesopotamiche) alla morte del marito nell’811 a.C., regna per cinque anni sull’impero assiro, ma formalmente è solo la reggente dei figli. La poligamia, ampiamente diffusa nelle classi più elevate, poteva far sì che non solo la regina potesse regnare come reggente, ma anche che, fra le numerose spose secondarie o concubine, riuscisse a imporre il figlio come erede al trono. Un lungo viaggio è quello che compie la mela dalla catena montuosa del Tian Shan, nell’Asia Centrale, all’Europa. Ce lo racconta Cristiano Vernesi, esperto di dna antico. Con ogni probabilità sono stati i mercanti che percorrevano la via della Seta a portare i semi del frutto con loro e a determinarne la diffusione. Comunque dalle steppe che oggi si trovano nel Kazakistan provengono anche gli antenati di numerose piante e animali a noi familiari, come fichi, ciliegi, peri, albicocchi, orsi, cervidi e cinghiali. Gianni Dubbini Venier, storico dell’arte, ha ripercorso il viaggio che nel XVII secolo compie il veneziano Nicolò Manucci per arrivare alla corte dei Moghul, in India, dove si ferma alcuni anni.
Manucci ci ha lasciato due splendidi libri manoscritti che illustrano personaggi e usi della corte, uno, quello di disegni, è stato portato a Parigi durante i saccheggi napoleonici, l’altro, quello con i testi, è rimasto nella Biblioteca.
Bon voyage!
Alberto Angela
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