Ligabue Magazine 83
Anno XLI
2. Semestre – Dicembre 2023
Esplora il pianeta Terra con l’edizione n. 83 del Ligabue Magazine!
Imbarcati insieme a noi in un’avventura unica tra antiche civiltà e sfide del futuro.
Giulia Foscari ci guida attraverso i ghiacci dell’Antartide, evidenziando la necessità di un nuovo approccio internazionale, mentre in Perù, gli esperti Walter Alva e Ignacio Alva Meneses ci immergono nella storia dei Moche – un’antica cultura pre-incaica – e delle loro pratiche sacrificali.
Il turismo sostenibile è ormai un imperativo: Elena Dall’Agnese ci avverte nel suo articolo che il modo attuale di viaggiare rischia di diventare invivibile. Ma parliamo anche di perle, simbolo di ricchezza e vanità; del culto dell’anime pezzentelle a Napoli con l’associazione Respiriamo Arte, ed esploriamo le oscure calli veneziane, dove in passato ci si proteggeva dai pericoli notturni con curiose costruzioni.
Tutti a bordo per un viaggio che ci porta lontano, e tra i ghiacci, finché resistono al riscaldamento globale. Giulia Foscari ci conduce in Antartide, il continente bianco, esteso una volta e
mezzo l’Europa, che possiede il 90 per cento dei ghiacci e il 70 per cento dell’acqua dolce del pianeta. Lo scioglimento completo della calotta antartica porterebbe a un innalzamento globale del
livello del mare di sessanta metri, finora il ghiaccio si scioglie a un ritmo pari al volume di duecento piscine olimpiche al minuto. Bisogna intervenire, ma per farlo sarebbe necessario cambiare l’approccio degli stati verso l’Antartide: sono presenti 76 stazioni scientifiche, ma solo una è gestita da un consorzio internazionale (formato da Italia e Francia), tutte le altre appaiono più che altro come un modo per aggiudicarsi la sovranità su una porzione del continente di ghiaccio.
Rimaniamo nella porzione australe del globo e andiamo lungo le coste desertiche della parte settentrionale del Perú, dove, tra il II e VII secolo d.C., è fiorita la cultura preincaica dei Moche. Ne scrive due dei maggiori esperti di tale civiltà, Walter Alva e Ignacio Alva Meneses. Il padre, Walter, è stato l’archeologo che ha scoperto la tomba del Signore di Sipán, l’unico governatore Moche di cui sia stata rinvenuta la sepoltura. La religione Mochica si è contraddistinta per essere particolarmente sanguinaria: i vincitori conducevano i vinti, legati con corde, come offerte destinate a diversi sacrifici. I prigionieri, spogliati dei loro abiti, iniziavano la salita lungo l’imponente facciata del tempio, decorata con pitture murali che alludevano al mondo mitico. Nell’ultimo
tratto, l’accesso si biforcava conducendo i vinti alla parte più alta e ristretta dell’edificio. In un cortile incastonato nella collina, con uno sperone roccioso centrale equivalente alla montagna miniaturizzata, i prigionieri si arrampicavano sulla roccia e si prostravano per essere picchiati con un maglio.
Il turismo deve cambiare, l’attuale modo di visitare il mondo rischia di essere sempre più insostenibile. Ce lo racconta Elena dell’Agnese, presidente della Associazione delle geografe e dei geografi italiani, e ce lo mostra il servizio fotografico di Marco Zorzanello. «Ci si sta rendendo conto», scrive l’autrice, «che tutte le forme di turismo devono essere rese sostenibili, non solo in termini sociali ed economici (ossia pagando i lavoratori come devono essere pagati, rispettando l’equità di genere, e facendo in modo, nello stesso tempo, che il comparto rimanga redditizio, senza “spennare” visitatori che altrimenti non torneranno più), ma anche in termini ambientali. Devono essere sostenibili tanto il turismo nei parchi, il che implica non disturbare gli animali e la vegetazione, quanto quello di lusso».
Le perle hanno costituito il primo e più ambito oggetto del desiderio della vanità dei ricchi e potenti dal tardo medioevo fino a tempi assai recenti. Erano agognate non soltanto dalle donne, ma anche dagli uomini che se ornavano più che volentieri. L’articolo che ne riferisce è firmato da Maria Giuseppina Muzzarelli, medievista, autrice e curatrice del primo libro in italiano
che si occupi di questo affascinante argomento. Venezia era diventata, assieme a Siviglia, il principale centro di smistamento delle perle in Europa. Arrivavano principalmente dall’Estremo oriente, ma dopo la conquista dell’America, hanno cominciato ad affluire copiose dal Nuovo Mondo. A che prezzo, però: schiavi, prima nativi e poi africani, erano costretti dagli spagnoli a immergersi senza alcuna considerazione dei rischi che correvano: dalle embolie agli attacchi degli squali.
Angela Rogliani, Massimo Faella e Simona Trudi raccontano uno strano culto che si è sviluppato a Napoli, quello delle “anime pezzentelle”. I morti della grande epidemia di peste del 1656 venivano sepolti anonimi nelle fosse comuni. Nel corso dei secoli successivi le anime pie del popolo napoletano ne hanno adottato le spoglie mortali, in particolare i teschi, detti capuzzelle. Li curavano, li ornavano e pregavano perché venisse accorciato il soggiorno in purgatorio dell’anima che un tempo albergava in quel corpo. In cambio, chiedevano intercessioni e grazie, non esclusi i numeri da giocare al lotto.
Negli angoli più oscuri e bui delle calli veneziane si trovano spesso coni di mattoni, o di pietra, dalla funzione che a noi appare oscura. Ce la illustra Marlene A.
Schenk: servivano a impedire che qualcuno si nascondesse nell’ombra per assalire di notte i passanti o anche per evitare che si orinasse negli angoli. Questi strani rimasugli del passato, rivisitati dalla scultrice Lena Marie Emrich sono oggetto della mostra The Darkest Corners promossa dalla Fondazione Giancarlo Ligabue.
Così, dopo aver percorso i mari del globo, termina questo affascinante viaggio tra passato mitico e futuro incerto.
Bon voyage!

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